Arenzano: Relitto dell’Haven

La Haven era una superpetroliera di grandissime dimensioni (344 m di lunghezza fuori tutto) adibita al trasporto di greggio sotto la gestione della Troodos Shipping del Pireo, del gruppo Troodos Maritime International SA di Montecarlo (Monaco). Nel marzo del 1988 era stata colpita al largo di Dubai da un missile Exocet sparato da una motovedetta iraniana riportando gravissimi danni per i quali rimase a Singapore per lavori di riparazione dal luglio 1988 al dicembre 1990. In quel periodo subì un nuovo attacco da parte di un’imbarcazione di pasdaran, guerriglieri integralisti iraniani. Ripartita il 10 gennaio 1991, fece rotta verso l’Europa via Capo di Buona Speranza e giunse a Genova l’8 marzo 1991. L’11 aprile, durante le operazioni di travaso di greggio da una cisterna all’altra, un’esplosione, avvenuta forse per il malfunzionamento di una pompa, scatenò un grande incendio a bordo, che la fece affondare. Oggi la nave poggia in assetto di navigazione, la prua separata dalla poppa, su un fondale fangoso a 80 m di profondità. Il relitto della Haven è attualmente il più grande d’Europa e la sua esplorazione, mantenendosi nel rispetto dei parametri di sicurezza, è un’esperienza piena di fascino. L’immersione viene condotta in tutta sicurezza con l’ausilio di cime tese anche tra un punto e l’altro del relitto. La discesa si effettua seguendo la cima che conduce sul castello di poppa. La zona non è battuta da forti correnti, ma deve essere posta massima attenzione per non perdere l’orientamento che porterebbe a scendere lontano dal relitto su di un fondale di 80 m. Arrivati a -32/34 m sulla sommità del castello di poppa, si lascia la cima di discesa e inizia l’esplorazione esterna dei ponti sottostanti. Dal penultimo ponte si attraversa la coperta verso poppa in direzione dell’imponente fumaiolo: è importante mantenere la quota, perché il ponte di coperta si trova a -55 m di profondità ed è facile scendere oltre il previsto. Arrivati al fumaiolo inizia la risalita a spirale intorno ad esso fino a raggiungerne la sommità a circa – 32 m. Le pareti del fumaiolo, così come tutto il relitto, sono interamente ricoperte di grosse e robuste ostriche, di coloratissimi anemoni gioiello e da altre interessanti forme di vita. La sommità del fumaiolo è stata tagliata dopo il naufragio per non disturbare la navigazione ed oggi si apre come una impressionante voragine al cui interno si possono scorgere scalette, aragoste e astici. Si ritorna poi al castello di poppa, dove è possibile la penetrazione all’interno della plancia di comando, unica parte del relitto in cui è permesso entrare anche ai meno esperti perché di facile accesso. Si risale lunga la cima di discesa. Intorno al relitto nuotano spesso grossi pesci pelagici.

Promontorio di Portofino: Secca dell’Isuela

La secca dell’Isuela è considerata una delle più belle immersioni del Promontorio di Portofino e del Mediterraneo.
Vi si incontra spesso corrente. Il cappello della secca si trova a 13 metri di profondità (dove poggia il corpo morto), il fondo raggiunge i – 55 m. Nella sua esplorazione si possono scegliere vari percorsi: il più seguito è lungo la parete sudovest.
I rami di gorgonie rosse sono fitti e di grandi dimensioni. Ad essi possono essere apposte uova di gattuccio. Nelle spaccature della roccia è presente abbondante corallo rosso spesso fiorito. Intorno alla secca nuota pesce pelagico: dentici in caccia, saraghi, tanute e cernie anche di fondale.

Promontorio di Portofino: Punta Torretta

Prende il nome da un antico punto di avvistamento fortificato posto in alto sulla costa. L’immersione si effettua seguendo la parete della punta, che scende verticale, interrotta da un terrazzo intorno ai 20 m di profondità. Come ogni altra immersione nel parco di Portofino, Punta Torretta è caratterizzata dall’abbondanza di vita animale: in profondità si possono osservare grandi colonie di gorgonie, mentre presso la superficie nuotano banchi di saraghi e salpe. Nella zona più prossima alla punta sono presenti anche cernie di notevoli dimensioni e dentici.

Promontorio di Portofino: il Cristo degli Abissi

Nel 1947 durante un’immersione subacquea morì il sub Gonzatti Dario, amico di un tal Duilio Marcante. Il Marcante, a memoria dell’amico scomparso, volle fortemente che fosse posta in fondo al mare una statua di Cristo. Nell’agosto del 1954 il suo desiderio si realizzò, la statua del Cristo degli Abissi venne posta tra Portofino e Camogli, di fronte all’abbazia di San Fruttuoso nell’omonima baia.
Per posare la Statua, a circa 17 metri di profondità, intervenne la Marina Militare Italiana e per portare a termine l’impresa servirono moltissimi subacquei. La Statua del Cristo realizzata dallo scultore Guido Galletti è alta più di due metri e mezzo ed a le braccia rivolte verso l’alto, verso Dio Padre.
La statua è interamente in bronzo, fu fatto un grande sforzo comune per reperirne una quantità sufficiente, partecipò alla raccolta anche la Marina Militare Statunitense. Nello stesso sito fu posta una targa commemorativa per la successiva morte di Duilio Marcante.
Questo sito d’immersione è tra i più famosi della riviera ligure e nel tempo la Statua del Cristo con le braccia protese è divenuta simbolo di amore per il mare e la subacquea. La difficoltà d’immersione nel suddetto sito non è elevata e non richiede particolari precauzioni, bisogna però tenere in considerazione che è necessaria la presenza di un accompagnatore accreditato ad effettuare immersioni all’interno dell’Area Naturale Marina Protetta che “ospita” la baia di San Fruttuoso.

Promontorio di Portofino: il Faro

La prosecuzione sottomarina del promontorio di Portofino crea una dorsale che divide il Golfo Tigullio dal mare aperto.
La parete del capo continua in grandi terrazze e macigni sparsi con salti ripetuti fino ad una profondità intorno ai 60 metri.
Per le frequenti correnti, l’immersione è consigliata ai subacquei esperti.
La posizione della boa di ormeggio, abbastanza distante dalla falesia del promontorio, e il traffico di barche consigliano di prestare particolare attenzione durante le fasi di entrata in acqua e di fine immersione.
In questa immersione sono caratteristiche le grandi cernie stanziali. E’ possibile poi incontrare pesce di passo (barracuda, dentici) e pesci rintanati nei numerosi anfratti (per es. corvine -Sciaena umbra-).

Promontorio di Portofino: Altare

Deve il suo nome ad un masso piatto, in superficie. che ricorda l’altare di una chiesa. E’ un’immersione scenograficamente suggestiva nell’area marina protetta del promontorio di Portofino. Vi si può osservare la più grossa colonia di corallo rosso del parco.

A 10/15 m di profondità si trova un pianoro costituito da blocchi di roccia; in un’ansa della parete dove nuotano cernie e banchi di saraghi e salpe. La parete scende verticale da -20 m a -40 m, tappezzata da corallo rosso e poco oltre da ampi rami di gorgonie rosse. La particolare conformazione morfologica (sembra di scendere lungo un pozzo) e la particolare ricchezza di corallo ne fanno uno delle immersioni più suggestive e blasonate del Promontorio.

Promontorio di Portofino: relitto del Mohawk-Deer

Sono possibili svariati profili di immersione sul relitto del Cervo Moicano, Mohawk-Deer in lingua irochesi. Il relitto presenta infatti lo scafo spezzato in tronconi. Il troncone più superficiale, costituito dalla prua posta quasi contro la roccia della costa, si presta ad un’immersione ricreativa che può raggiungere i -30 m. I tronconi più profondi possono essere visitati ancora in configurazione ricreativa. E’ possibile una breve penetrazione nel relitto in un ambiente di ampie dimensioni e ben illuminato.

Superando la poppa in configurazione tecnica sono visibili le caldaie a circa -50 m. La Mohawk-Deer, lunga 118 m, fu varata nel 1896 in Michigan con il nome L. C. Waldo e assunse funzione di cargo. Affondò il 6 novembre 1967 durante una violenta mareggiata mentre era al traino verso il porto di La Spezia, dove era destinata al disarmo. Sono ben visibili l’ancora di dritta con la catena tesa fino all’occhio di cubia e il salpa ancora in coperta. In profondità sono apprezzabili bei rami di gorgonie rosse e, a tribordo del relitto, un ramo di Leptogorgia sarmentosa.

Prom. di Portofino: Colombara

Promontorio di Portofino: Colombara

E’ così chiamata per la presenza di una cavità semisommersa in cui nidificano piccioni e colombi.

L’immersione è caratterizzata dalla presenza di tre grotte, che la rendono suggestiva per i giochi di luce che si possono osservare all’uscita. Le grotte sono piccole; la luce esterna non è sempre visibile e sono quindi fattibili in immersioni ricreative solo se accompagnati da guide che conoscono gli ambienti.

La grotta più profonda (a circa -34 m) è costituita da un grosso antro con ricca vita bentonica; il soffitto è ricoperto da corallo rosso. Una grotta intermedia, intorno ai -22 m, ha dimensioni più modeste; l‘uscita avviene uscire attraverso un camino senza restringimenti. Vi si trovano spesso gamberetti e sul soffitto si possono osservare leptosamnie.

La grotta più superficiale, a circa -10 m, termina in un camino che sfocia all’aperto; l’uscita ripercorre il tragitto di ingresso.

Prom. Portofino: Secca Carega

Promontorio di Portofino: Secca Carega

La Secca Carega, o Secca Gonzatti, è una bellissima immersione adatta a tutti i brevetti subacquei. La secca è costituita da un picco roccioso poco poco distante dalla linea di costa.

L’immersione viene effettuata nuotando intorno alla secca di solito in senso orario: si inizia dal lato sud più profondo e si risale fino a giungere tra la secca e la parete di roccia e percorrere il canale posto a nord del picco di roccia. In ogni stagione questa immersione offre una spettacolare fauna marina: banchi di saraghi fasciati e grandi cernie stanziali, pesci pelagici in transito, come barracuda e dentici.

Relitto del Cargo Armato

Nave originariamente destinata alla pesca oceanica, fu requisita dalla Marina Militare Tedesca ed utilizzata come cargo armato (UJ2207).

Dell’armamento originale rimane una mitraglietta. Due scalette conducono alla coperta della prua, che è la parte più interessante e meglio conservata. Il vano sottocoperta può essere esplorato. In presenza di buona visibilità si può proseguire l’immersione sulla poppa, che risulta più danneggiata; l’elica e la pala del timone non sono più visibili.